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Nozze argento strumnè

1980-2005 Nozze d’argento col carnevale | Strumné

Era una fredda e nebbiosa serata del lontano gennaio 1980, quando in piazza 5 Aprile, undici ragazzotti di belle speranze (a cui si unirono, appena sparsa la voce, altri sette della “compagnia di Patoz”), poco più che sedicenni, si fecero una domanda che li avrebbe fatti entrare nella storia del carnevale di Decima: “…fra un mese c’è carnevale , facciamo un carro anche noi ?”.
Dandoci quella risposta, non avremmo mai pensato che dopo 25 anni saremmo stati ancora tra i protagonisti del carnevale di Decima , ma l’entusiasmo , la volontà , la passione e l’incoscienza di quel momento era di buon’auspicio.

La scintilla non era scoccata a caso, tutti noi, più o meno, avevamo respirato fin da bambini “l’atmosfera carnevalesca” : i ricordi di mia nonna che mi parlava del carro dei “Calderai”, o di mia madre che mi raccontava che per seguire la compagnia , aveva fatto un torto alla zia preferendo “Il gnocco alla luna” del “Ragno” al “Sogno d’infanzia” dei “Piven”; i consigli del nonno di Ferruccio (“Piven doc”), l’entusiasmo di chi abitando “al villaggio”, nel periodo di carnevale, viveva praticamente da “Flipen” (dove si sono costruiti tanti carri) , o chi aveva fratelli nei “Gallinacci” o negli “Spometi” ; chi aveva già provato ad iniziare a fare un carro , fallendo miseramente (la “caramella” di “Otto”) o di chi aveva già aiutato qualche altra società a “dare la colla” o a “dare il biancone”; ma questa era un’altra cosa, era la volta buona, era la nostra occasione!

Per prima cosa il nome della società , che quasi rischiò di far naufragare tutto; fu un tormentone, i nomi più disparati ed assurdi, ognuno che sponsorizzava la propria idea, discussioni a non finire per trovare un’accordo, finché qualcuno, dopo l’ennesima “fumata nera” , sentenziò : “a sen propi di strumnè !”.

Fu un’illuminazione , scegliemmo proprio quel nome per identificarci : “Strumnè” , ufficialmente perché i soci fondatori risiedevano in ordine sparso in varie zone del paese e quindi eravamo “sparpagliati” , ma ufficiosamente c’è un’altra chiave di lettura che probabilmente è la più giusta ! Il più sembrava fatto, tanta era stata la fatica ad accordarci sul nome , ora si poteva veramente partire.

Il nonno di Ferruccio ci prestò un piccolo rimorchio, “Ulend” ci consentì di rimuovere dalle macerie “dei casotti del palazzone” le vecchie travi e le vecchie assi, “Patoz” trovò (non si sa come) una vecchia maschera utilizzata anni prima dai “Gonzi” e grazie alla disponibilità di Forni Alfonso (detto “al Re”) e alla compiacenza dei “Piven” che già occupavano una parte della “casella” con il loro carro, prendemmo possesso del nostro primo cantiere (si trovava in via Facchini dove attualmente sorge la casa di Bongiovanni Ermes).

La chiusura della “casella” fu fatta con sacchi vuoti di concime, aperti per aumentarne le dimensioni, cuciti assieme con filo di ferro (i teloni erano “roba da ricchi”); praticamente si lavorava all’aperto ed in mezzo alla nebbia (che all’epoca era tanta) tutti i pomeriggi (al ritorno da scuola) ed il sabato anche alla sera ; decidemmo di costruire un grammofono da abbinare alla maschera che avevamo trovato (una donna sopra una lira); per la pittura ci affidammo ad un “professionista” (Cotti Loris), che per l’occasione sperimentò “la pittura con le mani” (che noi non capivamo ma ci guardammo bene dal contraddire) e per la “zirudella” al “grande esperto” Capponcelli Primo.

Facilitati dalla presenza nella società del figlio Angelo , ci recammo nella sua casa di via Barbieri, eravamo io ed Angelo Bussolari , un pò timorosi nell’affrontare questa nostra prima esperienza , ma subito messi a nostro agio da Primo , che , travolgente e vulcanico , ci coinvolse a tal punto che , tra battute e risate , quando uscimmo , la “zirudella” era finita .
Ne conservo ancora l’unico esemplare , battuto a macchina , rileggendola mi sembra di ritornare indietro nel tempo e di rivedere Primo che tenendola tra le mani sogghigna compiaciuto .
Il gran giorno si avvicinava e Cantori Egidio , che nella sua tipografia doveva stampare i cartelli da apporre sui carri , passò anche nel nostro cantiere a chiedere il nome della società ed il soggetto: per la prima risposta , nessun problema , ma per la seconda , non ci aveva pensato nessuno .

Egidio guardò il carro e se ne uscì con : “La fciaia disco-music”; ci piacque, anche se ci accorgemmo dopo di aver storpiato il dialetto, e così fu.
Esaltati come non mai, con costumi che volevano richiamare alla discoteca (costruiti dalle nostre mamme), un trattore nuovo di zecca (all’epoca venivano forniti “Agrifull” a tutti) e Sgarbi Franco come trattorista, partecipammo alla nostra prima sfilata.
Rotta dall’emozione, la prima “zirudella” letta da “Bighela”, il nostro primo “spillo” (si muoveva la tromba del grammofono ed il braccio con la puntina, ruotava la manovella ed il disco , si apriva sul davanti la cassa del grammofono e noi uscivamo all’esterno) ed il nostro primo gettito (recuperato durante la sfilata del martedì grasso a Cento, dove eravamo andati in gruppo , caricati uno sulle spalle dell’altro, per prenderne il più possibile; l’autista della corriera che era dovuto scendere per aprirci il bagagliaio , ci voleva addirittura far pagare un biglietto supplementare) ; poi , riportato il carro in cantiere, di corsa a casa a prepararci per il sentitissimo veglione; c’erano ancora tante energie e c’era soprattutto il corrierino dell’autoscuola “Fiumi” che ci portava al “Big” di Cento dove c’era l’apoteosi del carnevale di Decima .

Da quel lontano 1980 , sono passati tanti anni , abbiamo realizzato tanti carri (26) , ci siamo tolti tante soddisfazioni (impagabile ed irripetibile la nostra vittoria nell’anno del centenario, il “tuu-tuu” del “trenino” risuona ancora nelle orecchie di tutti i carristi) e siamo passati attraverso altrettante delusioni (“lo scorpione” del 1998 , la più cocente) ; siamo stati i precursori di un modo nuovo di fare carnevale , abbinando al carro , comparse attive (Re Fagiolo – “Zuk” che fuoriusciva dal “mondo” scongiurando l’attacco missilistico nel 1981 , il signor Rossi “Bighela” con i suoi incubi nel 1984, Re Fagiolo – “Otto” nelle magie carnevalesche nel 1985 , il cacciatore “Patoz” giustiziere “delle cornacchie dell’economia” nel 1995 , Re Fagiolo – Dario , prete / esorcista nel 1997) e “gustose” scenette (l’arrembaggio dei pirati nel 1983, Ghostbuster “l’acchiappafantasmi” del 1988 , lo sciopero dei bambini del 1997 , gli scienziati pazzi e “madre natura” – Rachele nel delirio d’onnipotenza del 2003 e la divertente metamorfosi dell’ONU e della pace, con Re Fagiolo – “Giocondo”, imbonitore / presentatore , ed “ONU superman” – Angelo, in un’interpretazione speciale , nell’ultima edizione del carnevale); tanti hanno messo su famiglia, tanti hanno avuto figli, ognuno ha la propria attività e per forza di cose qualcosa è cambiato, ma quando si parla di carnevale, ci brillano ancora gli occhi (come in quel lontano gennaio), ci entusiasmiamo ed appena possiamo andiamo nei nuovi capannoni per continuare la tradizione del carnevale di Decima e della società “Strumnè” .

In tutti questi anni tante persone ci hanno dato una mano, cominciando dai cantieri (che prima di avere i nuovi capannoni erano la cosa più importante), Biondi Eugenio (“Geni”) che ci ha ospitati nella sua “casella” nel 1981 e nel 1982, Malaguti Sergio, che in pratica ci ha visto crescere, che ci ha ospitato nel suo capannone quasi ininterrottamente dal 1983 al 2000, Nicoli Ezio che nel 1990, 1993 e 1994, ci ha ospitato nel suo capannone sopperendo all’indisponibilità di quello di Sergio (senza contare gli anni in cui sia Sergio che Ezio , pur non costruendo il carro nel loro capannone, hanno comunque ospitato maschere in deposito o cantieri decentrati), la disponibilità di Minarelli Franco ed Enzo quando nell’ultima settimana del carnevale 1982 ci ospitarono nel capannone di via Bevilacqua per consentirci di finire il carro che, per le misure sbagliate della “mela” costruita nel capannone del nonno di Ferruccio, non entrava nella “casella” di “Geni” o nel 1984 quando, ci ospitarono per “preparare la mucca” che “Patoz” aveva acquistato senza tener conto che nel capannone di Sergio non passava ad uscire; la vecchia casa in via Canalazzo, dell’azienda agricola Cavicchi, dove abbiamo realizzato i nostri primi stampi ; la “casella di Cisiamo”, che di tanto in tanto ospita nostre maschere in deposito; il conte Di Canossa (ricordando il sig. Dall’Aglio) che ci ospita tuttora in una sua “casella” in campagna che utilizziamo come deposito; tutti i lavori fatti nel capannone del nonno e del padre di Ferruccio o nel capannone di Paolo ed Ermes , i loro trattori, i loro camioncini, la Valpadana “ed Zelì”, i primi trasporti con il camion di Bosi , “al cargadour ed Mazòn” , la gru di Dal Ferro ed ora quella di “Poldo” e di “Passero”; le “zirudelle” di Primo , di Floriano e di Giovanni, interpretate magistralmente da Romeo; i pittori che si sono succeduti , Bongiovanni Marco (che nel 1981 “scappò” dalla disperazione a causa della nostra indisciplina), Forni Fiorenzo (“Dido”), Cotti Sandra (1987), Brunetti Francesco (1988), Gambetta Vittorio (che nel 1989, ci venne in aiuto, nonostante l’età avanzata), Scagliarini Marina, Marchesini Bruno (che tra l’altro ci ha “salvato” nel 1993 quando terminò il lavoro iniziato da Marina che si era ammalata) ed ora “l’artista” Rabboni Cristian ; l’equipaggio del carro ed il gruppo delle ragazze che tra il 1986 ed il 1993 hanno curato i costumi facendoci fare, in quegl’anni, il salto di qualità (memorabili le streghe del 1989, i topi del 1990, le stelle del 1991, le sirene del 1992 e gli originali arlecchini del 1993); la disponibilità di tutti i soci che negli anni ci hanno sostenuto hanno contribuito a farci crescere e soprattutto del gruppo che , anno per anno , consente con la propria disponibilità e professionalità , di partecipare al carnevale con costruzioni sempre all’altezza della situazione.

Un grazie di cuore a tutti, sperando di essere di nuovo qui a scrivere per il traguardo delle “nozze d’oro”. Purtroppo, dei primi undici soci fondatori, manca una persona, uno di noi. Una grande commozione nel ricordare chi ci ha lasciato prematuramente: ciao Gianluca, sarai sempre uno “Strumnè” .